Nella Roma papalina del XIX secolo Rugantino, giovane spaccone, arrogante e avverso a qualsivoglia lavoro, vive di espedienti aiutato dalla fida Eusebia, che lui spaccia per sua sorella. I due ottengono vitto e alloggio raggirando il frescone di turno: dapprima un anziano marchese il quale, deceduto, non riserva loro alcun lascito; quindi Mastro Titta, il celebre boia dello Stato Pontificio, autentico personaggio storico. Mastro Titta è anche proprietario di una locanda che gestisce insieme al figlio, soprannominato Bojetto, dopo l’abbandono da parte della moglie, che non approvava il suo mestiere; egli si prende cura di Rugantino e di Eusebia, ma finisce per innamorarsi di questa, un amore presto ricambiato. Entra in scena la bella Rosetta, moglie del violento e gelosissimo Gnecco Er Matriciano, croce e delizia di tutti i giovani romani compreso Rugantino, il quale scommette con alcuni amici di sedurla prima della Sera dei Lanternoni. Il giovane, nonostante umilianti peripezie, riesce nell’intento, ma finisce con l’innamorarsi della ragazza, così da non far menzione dell’impresa, per rispetto, ai suoi compagni; un contegno che presto viene meno a causa del suo carattere spaccone, ferendo così i sentimenti di lei.

Durante il Carnevale, Gnecco viene assassinato da un criminale mentre Rugantino è altrove, in compagnia di una nobile. Il protagonista si fa trovare casualmente accanto al cadavere e quindi, onde riscattarsi, si autoaccusa dell’omicidio, il cui movente sarebbe l’amore per Rosetta. Imprigionato e condannato a morte, con Rosetta che si dichiara perdutamente innamorata, sale sul patibolo sostenendo la propria colpevolezza e dimostrando così, nell’affrontare la morte, di essere un vero uomo. La vicenda si conclude con Mastro Titta che giustizia un Rugantino finalmente rispettato e ammirato da tutti.


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